Con il varo nel 2023 della Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) del Parlamento Europeo, la cui ricezione da parte degli Stati membri è prevista entro il 6 luglio 2024, le grandi imprese e le aziende di interesse pubblico, nonché tutte le imprese quotate ad eccezione delle microimprese, hanno l’obbligo di pubblicare i dati relativi alla loro sostenibilità.

Quelli che sono obblighi normativi per adesso limitati alle suddette categorie di aziende, sono però già fin d’ora indispensabili per tutte le altre attività che intendano rimanere sul mercato ed essere competitive.

Migliorare la sostenibilità è infatti strettamente legato al miglioramento della reputazione, alla soddisfazione delle aspettative dei dipendenti, a un migliore accesso al capitale e una maggiore efficienza e riduzione degli sprechi.

Cos’è la sostenibilità aziendale e come il concetto si è evoluto nel tempo

Un adagio comunemente attribuito ai nativi americani recita:

Solo dopo che l’ultimo albero sarà abbattuto, solo dopo che l’ultimo lago sarà inquinato, solo dopo che l’ultimo pesce sarà pescato, voi vi accorgerete che il denaro non può essere mangiato

I nativi americani professavano il culto della Grande Madre, la Natura, provando amore e rispetto per la medesima: si comportavano da ospiti e non da possessori di quel meraviglioso pianeta che è la Terra.

Poiché le imprese, anche le più rispettose della natura, non possono prescindere dai loro profitti, può essere utile, per riuscire a cogliere il significato più profondo di sostenibilità aziendale unire la saggezza dei nativi americani con quella dei più illuminati imprenditori. E non c’è dubbio che Adriano Olivetti possa essere preso come esempio illuminante. Affermava l'industriale piemontese:

La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia

Parole lungimiranti, poiché oggi la scelta per le aziende non è se, ma COME perseguire il traguardo evocato da Olivetti, in grado di unire benessere e sostenibilità.

A Stoccolma, nella Dichiarazione delle Nazioni Unite rilasciata nel 1972 nel corso della Conferenza su l'Ambiente Umano, veniva considerato per la prima volta il bisogno di prospettive e principi comuni al fine di ispirare e guidare i popoli del mondo verso una conservazione e miglioramento dell'ambiente.

Il concetto di sostenibilità riferito all’impatto dell’essere umano sulla terra però, venne introdotto anni dopo dalla Commissione Brundtland in un documento pubblicato nel 1987, in cui si definiva lo sviluppo sostenibile come segue:

Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri

Questa definizione di sviluppo sostenibile, in senso generale può rimanere valida ancora oggi, ma quando ci si riferisce nello specifico alla sostenibilità degli investimenti e delle attività imprenditoriali, il discorso va articolato maggiormente.

Fino a pochi anni fa, quando si parlava di sostenibilità aziendale si pensava molto spesso unicamente all’impatto che l’attività imprenditoriale aveva sull’ambiente: in pratica a quanto era inquinante.

Oggi invece intervengono differenti altre dimensioni, che hanno a che fare non solo con l’ambiente, ma anche con l’impatto sociale, economico e con la gestione aziendale.

La necessità di ampliare il concetto di sostenibilità sganciandolo dalla mono-dimensionalità precedente ha portato a coniare—inizialmente nel mondo della finanza per poi essere esteso a tutti gli ambiti produttivi—il termine ESG.

Che cosa significa ESG, quali sono i suoi tre pilastri fondamentali e i principali criteri di riferimento

Il termine ESG è un acronimo che significa Environmental (ambiente), Social (sociale) e Governance (esercizio dell’autorità, della direzione e del controllo).

Si tratta dei tre pilastri intrinsecamente correlati che sono alla base del concetto moderno di sostenibilità. Più nel dettaglio:

  1. Enviromental
    • la Sostenibilità ambientale contempla tutte le misure atte a minimizzare e/o eliminare i rischi legati ai cambiamenti climatici, attraverso la riduzione delle emissioni di CO2, degli sprechi di risorse naturali e dei processi di consumo del suolo e di deforestazione; mira dunque ad aumentare l’efficienza energetica e ad incentivare l’utilizzo delle risorse naturali;
  2. Social
    • la Sostenibilità sociale include politiche altamente qualitative per l’ambiente di lavoro applicabili a tutti i livelli relazionali all’interno e all’esterno del sistema aziendale. In questo ambito la Sostenibilità è valutata in base alle condizioni di salute e di sicurezza sul lavoro, al rispetto dei Diritti Umani, ad una inclusiva assunzione di responsabilità sociale e al corretto trattamento delle disparità di genere, di età e di abilità;
  3. Governance
    • la Sostenibilità in termini di governo e di gestione aziendale prende in considerazione l’etica e la trasparenza delle Organizzazioni, la presenza di piani e obiettivi per la sostenibilità, l’osservanza di una policy etica per le risorse, la finanza e l’economia e di un processo teso a contribuire alla riduzione delle disuguaglianze, alla valorizzazione della cultura e dell’istruzione, al rispetto dei principi universali dell’uomo e dell’ambiente.

I tre pilastri ESG fanno riferimento a un’ampia serie di criteri su cui le aziende devono basare le loro scelte strategiche per integrare la sostenibilità nei propri obiettivi e processi.

Alcuni di questi criteri, che vanno a coinvolgere l’intera struttura aziendale, possono essere:

  • efficienza energetica;
  • riduzione delle emissioni di carbonio;
  • utilizzo di fonti energetiche rinnovabili;
  • tutela dei diritti dei lavoratori;
  • garanzia di salubrità e sicurezza sul lavoro;
  • flessibilità dell’orario di lavoro;
  • diversità, pari opportunità e inclusione;
  • responsabilità sociale;
  • trasparenza;
  • accountability;
  • finanza d’impresa responsabile;
  • controllo del rischio e prevenzione della crisi d’impresa;
  • codice etico.

I pilastri e i criteri ESG sono inoltre fondamentali per contribuire alla realizzazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite approvata all’unanimità nel 2015 ed entrata in vigore l’anno seguente, che ha definito i 17 obiettivi ‘Sustainable Development Goals’, i cosiddetti SDG (in italiano OSS, Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) con lo scopo di migliorare la salute e il benessere globale.

Sostenibilità e finanza d’impresa

La finanza d’impresa può essere considerata sostenibile quando applica il concetto di sviluppo sostenibile all’attività finanziaria, identificando e valutando quei valori ESG che sono rilevanti per l’attività e che possono influenzare significativamente il valore dell’azienda e la sua capacità di creare valore nel tempo.

In questo modo le attività finanziarie dell’azienda possono essere indirizzate non solo verso il profitto, ma anche contribuire al benessere della società.

Inoltre, una finanza aziendale sostenibile mette al riparo l’impresa da rischi come il deterioramento della reputazione, la diminuzione di fatturato, l’aumento di costi operativi, l’imposizione di sanzioni e l’incapacità di adattarsi al cambio delle normative.

Gli istituti bancari saranno obbligati a valutare le aziende tenendo conto della ‘tassonomia cioè quello strumento di classificazione a livello di Unione Europea delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. È uno strumento per guidare le scelte di investitori e imprese verso la transizione e una crescita economica priva di impatti negativi sull’ambiente e, in particolare, sul clima.

Gli istituti osserveranno la tipologia di attività rispetto alle attività future e valuteranno il ‘rischio di transizione' del business nel medio e lungo periodo. Se la banca riterrà che un'azienda non è in grado di misurare il suo business e non ha degli obiettivi in linea con le richieste della UE e del cambiamento del mercato, sicuramente non finanzierà quell’azienda ritenendolo un rischio elevato, o quantomeno farà pagare il costo del denaro molto più caro rispetto ad altre aziende più virtuose.

Che cos’è il bilancio di sostenibilità aziendale

Il Bilancio di Sostenibilità (o Reporting di Sostenibilità) è uno strumento di monitoraggio, rendicontazione e comunicazione del processo di gestione responsabile intrapreso dall’organizzazione, che tende a rendere visibili le performance ambientali, sociali ed economiche dell’impresa.

E’ anche uno strumento di pianificazione e controllo che analizza le attività e i servizi svolti dall’azienda e deve:

  • descrivere e quantificare gli impatti ESG (Environmental, Social and Governance) prodotti dalle proprie attività e che interessano i principali stakeholder;
  • illustrare principi, valori e purpose cui sono improntate l’attività imprenditoriale e la governance, e gli strumenti attuativi (le politiche, i sistemi di gestione e le iniziative) che caratterizzano la gestione dei temi ESG;
  • evidenziare come la propria attività contribuisce alla sostenibilità della catena del valore, misurando il proprio contributo per la realizzazione degli obiettivi globali di sviluppo sostenibile;
  • individuare cambiamenti e obiettivi necessari per migliorare le proprie performance in termini di sostenibilità, definire obiettivi di breve, medio e lungo periodo e gettare le basi per l’elaborazione del proprio piano di sostenibilità nel rispetto della transizione in atto;
  • avviare un dialogo costruttivo e responsabile con tutte le categorie di stakeholder.

L’introduzione dei nuovi standard Europei ESRS (European Sustainability Reporting Standards)

La Commissione Europea ha adottato, il 31 luglio 2023, i nuovi standard Europei ESRS (European Sustainability Reporting Standards) applicabili a tutte le imprese che devono redigere il report di sostenibilità secondo la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la nuova direttiva per la predisposizione del report di sostenibilità approvata a novembre 2022.

Elementi chiave:

  • integrazione degli aspetti ESG nel modello di business;
  • concetto di doppia materialità: l’azienda dovrà valutare non solo come il business impatta sulle tematiche ESG (materialità d’impatto), ma anche come le variabili ESG impattano sulla sua performance economico-finanziaria (materialità finanziaria);
  • identificazione e rendicontazione degli impatti, i rischi e le opportunità lungo tutta la catena del valore;
  • informazioni dettagliate sulle politiche, sui piani d’azione e sugli obiettivi delle aziende per tutti gli argomenti rilevanti (o materiali).

Il percorso di sviluppo per la costruzione del bilancio di sostenibilità

Per comprendere cos’è e come si arriva a costruire un bilancio di sostenibilità, è necessario tenere presente vari passaggi, il cui percorso può essere così rappresentato:

  1. Visione strategica;
  2. Analisi di materialità;
  3. Obiettivi ESG e Gap Analiysis;
  4. Piano di transizione: strategie, policies e kpi;
  5. Modello di reporting e strumenti di rendicontazione;
  6. Comunicazione/bilancio di sostenibilità;

Il culmine di questo percorso è che la sostenibilità deve essere intesa come un valore e inclusa nello sviluppo strategico del  business e non deve consistere unicamente nell’adozione di un bilancio di sostenibilità per assolvere una normativa.

I contenuti di un bilancio di sostenibilità per gli stakeholder

Gli stakeholder devono comprendere in modo chiaro e trasparente l’andamento attuale e futuro dell’azienda ed è per questo motivo che è necessaria una comunicazione efficace che parte dai 7 pillar così sinteticamente descritti:

  • trasparenza;
  • chiarezza;
  • attendibilità;
  • coerenza;
  • continuità;
  • comunicazione integrata;

Il bilancio di sostenibilità è quindi quel documento che racconta la storia e il futuro dell’azienda, si basa sul passato, introduce il contesto in cui si trova l’azienda e indica quali migliorie la Governance ha deciso di apportare inclusi eventuali nuovi modelli di business che saranno avviati nel medio e lungo periodo.

Sostanzialmente, tale documento è come la lettera che un tempo si faceva agli azionisti. Oggi, in un contesto europeo e internazionale è necessario, per scrivere un bilancio di sostenibilità,  rispettare le indicazioni e le regole stabilite dalla normativa europea.

Qui di seguito sinteticamente vengono elencati i contenuti, i macro-titoli che deve contenere un bilancio di sostenibilità per gli stakeholder:

  • presentazione e comunicazione della Governance;
  • introduzione e contesto dell’azienda;
  • struttura organizzativa e governance;
  • materialità;
  • performance, monitoraggio e controllo;
  • ambiente;
  • persone;
  • comunità;
  • piano di miglioramento.

Evitare green washing e green hushing

Quando si redige un bilancio di sostenibilità occorre farlo seriamente e farlo fino in fondo. Cercare soluzioni di facciata e scorciatoie non può che trasformarsi in un boomerang per l’impresa.

Occorre quindi assolutamente evitare:

GREEN WASHING:

  • una comunicazione mirata a costruire un’immagine dell’organizzazione ingannevolmente positiva sotto il profilo della sostenibilità.

GREEN HUSHING:

  • il silenzio verde, si riferisce alle organizzazioni che non promuovono i propri risultati in ambito sostenibile.

Perché essere ESG e quali vantaggi ha un’azienda con il bilancio di sostenibilità

I principali benefici di una azienda che sceglie di fare un percorso ESG e arrivare ad avere un bilancio di sostenibilità possono essere, in sintesi:

  • risposta adeguata agli obblighi che sono stati definiti e saranno sempre più stringenti (obblighi normativi e obblighi di mercato);
  • risposta adeguata alle verifiche da parte dei clienti in materia di sostenibilità, sempre più frequenti anche in assenza di obblighi normativi;
  • migliore accesso al credito per le aziende che avranno intrapreso un percorso di sostenibilità;
  • maggiore garanzia di continuità aziendale che è l’obiettivo primario della transizione verso modelli più sostenibili;
  • migliore reputazione e migliore immagine dell’azienda;
  • possibilità di trattenere risorse talentuose;
  • migliore gestione dei rischi anche in un’ottica di medio-lungo termine.

Principali riferimenti normativi in materia di sostenibilità

I principali riferimenti normativi in materia di sostenibilità sono i seguenti:

- Direttiva n. 2014/95/UE -NFRD (Non Financial Reporting Directive) anche nota come Direttiva ESG.

Recepita in Italia dal DLGS 254/2016 (operativa dal 1 gennaio 2017), ha introdotto il requisito di includere nella relazione sulla gestione, una dichiarazione di carattere non finanziario per gli Enti di Interesse Pubblico (EIP -Società o holding di gruppo quotate in borsa), banche imprese di assicurazione e riassicurazione, che alla data di chiusura del bilancio hanno una media di dipendenti occupati maggiore di 500 e uno stato patrimoniale attivo di oltre 20 mln di euro o fatturato oltre 40 mln di euro (nell’anno di riferimento).

E’ il regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR), ossia un nuovo insieme di regole dell’Unione Europea entrato in vigore il 10 marzo 2021, con l’obiettivo di rendere il profilo di sostenibilità dei fondi più comparabile e di facile comprensione per gli investitori.

Le nuove regole classificano i prodotti in tipologie specifiche e includono metriche per valutare gli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) del processo di investimento per ciascun fondo.

Il Regolamento ha introdotto nel sistema normativo europeo, la tassonomia delle attività economiche eco-compatibili, ossia una classificazione delle imprese che possono essere considerate sostenibili in base all’allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea.

Finalizzata alla revisione della Direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD). Mediante tale Direttiva si introducono temi più stringenti sulla sostenibilità delle imprese, in particolare:

  • l’estensione dell’obbligo di rendicontazione non finanziaria a tutte le società di grandi dimensioni e a tutte le società con titoli quotati nei mercati regolamentati dell’UE, ad esclusione solo delle micro imprese;
  • l’ampliamento delle informazioni ESG che devono essere obbligatoriamente ricomprese nell’informativa;
  • l’uniformità degli standard di rendicontazione per tutte le imprese europee.

Con l’ultima Direttiva CSRD si estende notevolmente il campo di applicazione della NFRD abbassando i criteri dimensionali per coprire tutte le grandi società.

I nuovi requisiti di reporting dovranno essere rispettati:

  • da tutte le aziende di grandi dimensioni, indipendentemente dal fatto che siano quotate o meno, con almeno 2 dei 3 seguenti criteri:
    • a) 20 mln € di attivo patrimoniale;
    • b) 40 mln € di fatturato netto annuo;
    • c) 250 dipendenti in media nel corso dell’anno di riferimento;
  • da tutte le PMI quotate sui mercati europei ad eccezione delle micro-imprese, cioè quelle con meno di 10 dipendenti e con fatturato o bilancio inferiore a €2 milioni.

Tempistiche della direttiva:

  • dal 01/01/2024 (report a inizio 2025) per i soggetti già obbligati dal NFRD;
  • dal 01/01/2025 (report a inizio 2026) per le grandi aziende;
  • dal 01/01/2026 (report a inizio 2027) per le PMI quotate (con ‘’opt out option’’ per 2 anni con motivazioni);
  • dal 01/01/2028 (report a inizio 2029) per le filiali d’imprese extra UE che ricadono nella Direttiva CSRD.

E’ poi in corso l’uniformazione degli standard comuni per la redazione del bilancio, tuttavia i principali framework di riferimento per la redazione del Bilancio di Sostenibilità sono, ad oggi:

  • i GRI Standards (Global Reporting Initiative Standards);
  • SASB (Sustainability Accounting Standards Board);
  • TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures);
  • IIRC (International Integrated Reporting Council);
  • AA1000 Standard (AccountAbility 1000 Series of Standards Framework);
  • GBS (Principi di redazione del Bilancio Sociale).

L’attuale situazione in Italia sull’adozione dei principi ESG in azienda e l’effetto domino che coinvolgerà anche le piccole imprese

Molte imprese italiane stanno lavorando per aderire ai principi ESG adeguando i propri modelli di business. La vera sfida per gli imprenditori e i manager è creare all’interno della propria azienda un modello che sia solido nel tempo, indipendentemente dalla presenza della medesima dirigenza.

Non è solo rispettare una normativa, ma è creare una cultura all’interno dell’azienda e per gli stakeholder (azionisti, banche, dipendenti, fornitori, clienti…).

Molti imprenditori pensano inoltre che il cambiamento in ottica ESG sia un acceleratore del business. Questo processo di cambiamento dettato dalla strategia EU per la crescita dell’Unione Europea è iniziato già nelle grandi imprese, le quali a loro volta sceglieranno quei fornitori virtuosi che entreranno nella ‘catena’ del cambiamento.

E’ inevitabile che tutte le aziende, incluse le PMI e le Micro—seppure queste ultime non sono obbligate dalla normativa—adotteranno a “cascata” anche solo parzialmente nuovi modelli di business per rimanere sul mercato in maniera competitiva e all’altezza della qualità richiesta nel processo innescato dai più virtuosi.

Essere virtuosi in ottica ESG significa ad esempio mettere ‘al centro’ il benessere dei lavoratori, oppure adottare modelli di business che abbiano nel loro fulcro le politiche ambientali dei paesi da cui arrivano le materie prime e come obiettivo la protezione del pianeta.

Che cos’è la ‘ESG identity’ e come si raggiunge

La sostenibilità non è legata solo al prodotto finale, ma al soggetto stesso che emette tali prodotti: il concetto ESG ci induce a pensare dal ‘cosa’ al ’chi’.

L’ESG Identity, include l’insieme degli elementi distintivi di un soggetto, a partire dalla sua struttura organizzativa (la governance) per arrivare alla coerenza e consistenza ESG della sua offerta al mercato, passando per le modalità con cui il soggetto pensa (la cultura aziendale ESG) e si impegna sul fronte sostenibile (il suo scopo ESG).

In pratica, poiché l’attenzione si sposta dal prodotto sostenibile al soggetto che fa sostenibilità, le aziende si trovano nella necessità di comprendere quale sarà la loro identità.

I diversi step dell’indagine possono essere così definiti:

  1. Percorso
    • La transizione verso un modello più sostenibile non è un traguardo o una milestone da raggiungere ma è un percorso;
  2. Identità ESG
    • iIl percorso è possibile solamente attraverso il coinvolgimento degli stakeholder interni ed esterni per raggiungere una vera identità ESG. Bisogna avere e acquisire una identità, non basta avere un report se poi non si è strutturata la nostra organizzazione che permetterà di gestire l’evoluzione nel tempo. Si rende necessario quindi creare un sistema di gestione;
  3. Sistema di gestione
    • Elemento fondamentale per raggiungere una identità ESG è strutturare in azienda un sistema di gestione per la sostenibilità.

Questi tre step racchiudono ciò che tendenzialmente un'azienda deve fare nel suo percorso verso la sostenibilità, cioè acquisire la sua identità attraverso un sistema che le permetta di essere solida, credibile in ciò che dichiara e sostenibile per gli obiettivi che si pone.

L’importanza della consulenza e formazione per l’attuazione e il miglioramento della sostenibilità aziendale

Se un’azienda desidera iniziare un percorso verso la sostenibilità è importante che si affidi ad esperti che da anni affrontano questi argomenti e che propongano il servizio di 'ESG Identity'.

Qui di seguito vengono elencati i presupposti di base per la riuscita di un progetto di transizione ESG con l'affiancamento di un consulente.

  1. Rivedere il modello di business osservando le seguenti indicazioni:
    • coinvolgimento del Management;
    • coinvolgimento dei principali stakeholder interni ed esterni;
    • adozione della politica dei piccoli passi;
    • definizione di obiettivi SMART;
    • evitare scorciatoie che portano al Green Washing.
  1. Riflettere su alcuni aspetti di base:
    • considerare le risorse di cui si dispone, che si possono mettere in campo e, soprattutto, le abilità dei dipendenti;
    • reputazione: vanno avanzate iniziative in linea con la propria identità aziendale;
    • le scelte e gli investimenti devono sicuramente comportare un vantaggio ESG, ma devono anche essere in grado di valorizzare il proprio prodotto/servizio ed essere comprese dai clienti;
    • un’attenta ed elaborata comunicazione è la chiave per la buona riuscita della propria strategia, che possa portare profitto sia all’impresa che all’ambiente e alla società.
  1. Avere una visione strategica che definisca:
    • vision;
    • mission;
    • valori;
    • strategia.

In un percorso di ‘ESG identity’ con gli esperti di settore, emergerà il motivo per cui gli stakeholders sono importanti in un processo di transizione.

  1. Cogliere la necessità e l’importanza dell’analisi di materialità

L’analisi di materialità è un processo volto alla valutazione dei temi rilevanti per l’azienda, ossia quei temi di sostenibilità sui quali l’azienda ha un impatto o potrebbe esserne impattata a livello finanziario.

Serve per individuare le aree tematiche su cui l’azienda dovrà impostare il suo piano di transizione verso un modello più sostenibile (per le aziende che devono redigere il bilancio, serve per definire i temi su cui dovranno rendicontare).

L’analisi della materialità si compie attraverso fasi successive di analisi interna svolte dalla Direzione e da attività di coinvolgimento degli stakeholder.

  1. Cogliere il concetto dell’importanza dell’analisi della doppia materialità e imparare a misurarla.

Gli impatti possono essere negativi o positivi. Ogni impatto può essere effettivo o potenziale. Ogni impatto può essere diretto, indiretto o in co-responsabilità, collegato attraverso relazioni di business.

Ogni azienda deve pensare ed analizzare come la produzione, la vendita dei propri prodotti, la scelta dei propri fornitori, la formazione dei propri dipendenti sui temi di sostenibilità, ha un impatto sui temi sopra descritti.

Il percorso, per rispondere a tutti i requisiti che la UE prevede necessariamente l’intervento di esperti che sapranno come seguire il processo di cambiamento (cioè tutte le azioni che saranno individuate e quindi “messe a terra”), fino alla stesura del bilancio di sostenibilità.

Gli esperti, attraverso gli incontri e varie sessioni che svolgeranno nell’azienda a stretto contatto con l’imprenditore e il management, comprenderanno e faranno emergere i punti chiave su cui l’azienda deve intervenire per raggiungimento degli obiettivi di un nuovo modello di business.

Molte aziende sono già virtuose e altre lo sono un po' meno, ma non ne sono consapevoli.

E’ per questa ragione che in un percorso di ESG Identity è bene far emergere quanto si è già virtuosi e comprendere quanto si può fare ancora verso gli obiettivi che chiede la UE, ma soprattutto quanto si ha desiderio di evolvere il proprio business in un contesto di valori umani, di uguaglianza, etici e di benessere sociale.

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